Nadia Cupisti
Ho la fortuna di conoscere Nadia Cupisti da tanti, tanti anni. Avevo ancora i capelli quando condividevo con Lei il palco del Politeama nella compagnia di Egisto Malfatti. Nadia attrice già affermata, io semplice, emozionata, orgogliosa comparsa nel gruppo di amici formato da Vincenzo, Tonino, Luca e dall’indimenticabile Franco Matteucci.
Conoscevo la sua mamma e, di fama, suo padre e suo fratello, campioni in pista e nella vita. Grande amica di mia nipote e del suo compagno, negli ultimi anni l’ho incontrata tante volte e sempre più spesso. In ogni occasione, nella sua originale unicità, si è dimostrata per quello che è: una grande persona. Quando ci incrociamo parliamo di Viareggio, del Carnevale, di misteri (prima o poi quello di via Mameli lo racconteremo a tutti…), del mio Alessandro e dei suoi, bellissimi, traguardi raggiunti, della fantastica storia del gatto Ettore e della sua ideatrice, ed anima, Paola Serni.
Ora che ci penso non abbiamo quasi mai parlato del Laghetto dei Cigni e di tutto ciò che Lei, quotidianamente, ha fatto in questo lungo periodo. Non si è mai vantata o lamentata. Non ha mai esaltato la sua figura, la sua passione, il coraggio e l’impegno. Non lo ha mai fatto perché il suo agire era ed è rivolto agli altri, per gli altri. Ecco chi è Nadia. Ecco il suo esempio. E chi non lo capisce o, addirittura, lo mette in dubbio è un cigno nero che non potrà mai diventar bianco.