Un albero con rami carichi di storie
Primi giorni di gennaio del 2016, in Piazza Manzoni, si tenne una importante cerimonia; la piantumazione di un albero, posizionato al posto di quello monumentale che la mano dell’uomo, l’indifferenza della politica, l’ignoranza di molti aveva “ucciso”, tagliandolo. Era un platano, nelle cui fessure della corteccia i marinai, prima di partire, incastravano ramoscelli di mirto con una promessa e la speranza di trovare, al ritorno, l’amata ad aspettarlo sul molo, con il ramoscello in mano.
Oggi, otto anni dopo, il mirto è cresciuto, assediato dalle auto, ma onorato da un targa (l’aiuola avrebbe bisogno di un piccola pulizia) in cui leggiamo:
“Oreste! Oggi sono felice: il mirto ha messo i suoi primi germogli. Inizia a vivere questa nuova pianta che, antica e monumentale, fu scellleratamente abbattuta dall’idiozia umana. Oggi le tenere foglie riprendono finalmente a raccontare le più belle storie. Qui dove sbocciavano gli innocenti amori tr ai marinai e le belle popolane, noi ragazzi abbiamo giocato montando sui robusti rami di quel grande candelabro, come lo chiamava il Viani. Oreste, non ci crederai , ma vedrai che tra cent’anni ci saliranno sopra anche i nostri pronipoti“.
Nel leggerla ho ripensato a Zeffiro Rossi, a Lidia Cerri, Antonio Melani e a tutte quelle persone che si dettero un gran daffare per far si che la piazza (e la Città) avessero di nuovo questo albero dai rami carichi di storie.