Cecilia Sala
E’ nota a tutti la vicenda che, in questo momento, sta coinvolgendo una giovane giornalista italiana di nome Cecilia Sala (nata a Roma nel 1995). Il 19 dicembre stata arrestata a Teheran (Iran) mentre si trovava in albergo. Un arresto che arriva tre giorni dopo quello che in Italia è stato messo in atto nei confronti di un ingegnere iraniano, fermato su richiesta degli Stati Uniti, per non meglio specificati reati.
Questa ragazza, che nonostante la giovane età ha importanti esperienze al suo attivo, stava facendo il proprio lavoro, ovvero quello di informare. Per qualcuno è questa la sua colpa. Direttori di “grandi” giornali, colleghi che scrivono tenendo per salde le proprie chiappe sulle scrivanie delle redazioni e, più spesso, su quelle degli studi televisivi, l’hanno criticata ed accusata di essere andata in un paese dove, notoriamente, il racconto e la testimonianza sono banditi, puniti. “Che ci è andata a fare…? Se l’è cercata… Ben gli stà!” ed altre amenità simili.
Ma non è questo, invece, ciò che dovrebbero fare i giornalisti? E’ questo che Cecilia stava facendo (lavorava ad alcune nuove puntate del podcast Stories, dopo aver già raccontato alcune storie sul patriarcato e la repressione del dissenso nel Paese). Ed per questo, quindi, che dobbiamo pretendere che venga liberata al più presto.
Nell’immagine il murales dedicato a Cecilia Sala dipinto il 28 dicembre sulla facciata della stazione di Venafro, in provincia di Isernia. Uno strato di pittura bianca ha, poi, cancellato l’opera, realizzata dallo street artist Drugi.