Il ricordo di Giorgio Di Giorgio
L’articolo che ho scritto oggi per il Tirreno
Giorgio Di Giorgio era un artista vero che dell’arte aveva fatto la sua vita. Suo nonno Ettore, grande pittore e suo padre Leonardo, politico di razza ed uomo di grande cultura, lo avevano sicuramente aiutato a diventare quello che era, ma lui ci aveva messo del suo. Era una persona coraggiosa, coerente con i suoi principi, legato ai valori della giustizia, della solidarietà e dell’accoglienza. Più volte, nella mia vita, ho avuto la fortuna di ascoltarlo, di incontrarlo nel suo studio di via S. Andrea dove, tra i suoi quadri, i pennelli ed i colori, era consuetudine imbattersi nei più diversi personaggi che lo andavano a trovare. Esserci diventava così preziosa occasione di ascolto e di riflessione, confronto di pensieri, miscuglio di opinioni, sovrapposizione di passioni. L’arte, appunto, quell’arte che spinge chi la fa ad esprimere il proprio parere, a sottolineare le grandi ingiustizie del mondo, a battersi per chi non ha voce e visibilità, a tentare di farci capire che tutti hanno, o dovrebbero avere, gli stessi diritti e le stesse opportunità. Ma le sue non erano solo parole, non erano concetti astratti che, una volta conclusa la discussione, volavano via come aquiloni senza fili. Lui, prima di dire, faceva. Aiutava chi ne aveva bisogno, era presenza per chi nessuno ascoltava, dava voce ai condannati al silenzio. Ecco allora che i terrazzi del suo studio diventavano spazi occupati da tazebao che volevano accendere e scuotere le nostre coscienze. Modesto, generoso, appassionato, condivideva il suo sapere attraverso l’inclusione, oltre il muro delle differenze ed i suoi laboratori con la Crea erano momenti di profonda sensibilità ed emozionanti risultati. Il periodo del Bar Roma, la passione per la bicicletta, l’amore per la sua famiglia sono solo alcune delle peculiarità umane che lo contraddistinguevano e contribuivano alla caratterizzazione del suo essere così speciale. Le sue mostre avevano sempre la capacità di coinvolgerti nel profondo, facendoti capire la bellezza e l’importanza delle sue opere. Quadri, diversi per stile, a seconda dei periodi in cui erano stati realizzati, che non temevano l’indifferenza, ma che attraverso forme, colori ed interpretazioni scuotevano (ma potremmo e dovremmo parlare al presente) i sensi ed i sentimenti. Ne ho molti alle pareti, così come custodisco con grande affetto ed attenzione quei volumi di suo padre che volle regalarmi un giorno. Fu, ma questo l’ho capito dopo, un modo per aiutarmi ad entrare ancor più in profondità in quel suo mondo che sarebbe molto bello potesse davvero diventare il mondo di tutti. Sta a noi comprenderlo, abbiamo la possibilità e la responsabilità di far si che questo accada. Oltre le guerre, le disuguaglianze, le discriminazioni, dentro a quei tratti di pennello, all’apparenza semplici, ma che invece sono frutto di mesi di osservazioni, studi, ispirazione e sintesi. Giorgio, come succede per chi fa arte, rimane con noi e rimarrà per sempre per tutti coloro che, guardando un suo quadro, avvertiranno e accoglieranno nel proprio cuore tutto ciò che dentro è custodito. Una bella sensazione e un’occasione, forse, per essere migliori.