L’indifferenza è normalità
E’ iniziato Eurovision 2023. Da qualche anno, complice la promozione fatta da mio figlio Alessandro, lo seguo con divertimento e curiosità. Un certo panorama musicale internazionale, le coreografie e le scenografie abbinate, la scelta del look ed il ritmo televisivo incalzante, così diverso da quello del nostro Sanremo, rendono il programma sicuramente coinvolgente (a parte le voci fuori campo dei conduttori italiani: Gabriele Corsi e Mara Maionchi).
C’è una cosa che comunque vorrei dire. Lo spettacolo, quest’anno, si svolge all’interno del Palasport di Liverpool, ma il paese ospitante è quello degli artisti che vincono l’edizione dell’anno precedente, in questo caso l’Ucraina che trionfò a Torino. Per questo motivo, ogni esibizione è preceduta da una cartolina promozionale che propone luoghi dell’Ucraina, dell’Inghilterra e della nazione che il cantante che sta per esibirsi rappresenta.
Bellissime e spettacolari immagini che, però, nel caso dell’Ucraina non sono certamente rappresentative di quanto, da oltre un anno, sta accadendo. Non c’è la guerra, quella guerra che invece uccide civili e soldati ogni giorno, che distrugge edifici, che spegne i colori, impedisce la vita.
Insomma, non ci sono più le dirette quotidiane di Mentana, sono spariti gli inviati, sono calati i titoloni e, purtroppo, le piazze suono vuote di pacifisti.
L’indifferenza è normalità!