Il mondo a parte
Ieri ho trascorso molte ore al Pronto Soccorso fino a che, superata l’una, mi è stato detto che avrei passato la notte in una stanza di quelle riservate all’osservazione breve. Postazione 8 di 12, l’unica libera. Penombra diffusa, rischiarata dai monitor dei computer e dalle deboli luci in uscita dai display di macchinari vari. E’ un mondo a parte, il luogo dove i minuti trascorrono con l’inevitabile lentezza e la pesantezza di ognuno dei secondi che formano il viaggio del tempo.
Siamo tutti assieme, ma la compagnia è data dall’unicità della nostra solitudine, alleviata dalla presenza di una squadra di infermieri che, con professionalità ed umanità, svolgono un ruolo così importante, complesso, impagabile. Le persone sono storie, le storie sono persone di cui ascolti frammenti, immagini origini, ipotizzi cause e sviluppi. Uomini e donne, di età diverse, coinvolte in un presente in cui conta soltanto tenere duro, alimentare la speranza, aggrapparsi alla vita. Ascolti, vedi, ma poi chiudi gli occhi e cerchi rifugio nei tuoi pensieri, nelle immagini che custodisci nel cuore, in ciò che conta davvero. Al mio fianco, quando arrivo, trovo una persona che cerca di dormire, di gestire il respiro, trovare sollievo nella risposta degli infermieri alle sue richieste, affrontare il dolore. La notte passa e rimane dentro di me. Le luci si accendono, gli infermieri cambiano, le attività riprendono a pieno ritmo. Qualcuno viene dimesso, altri arrivano.
La persona accanto a me sembra aver conquistato un’apparente tranquillità. Lo guardo con rispetto proprio nel momento in cui, attorno a lui, si materializzano vari operatori sanitari. Spostano il lettino in fretta e lo trasferiscono in un’altra zona. Se ne va. Se ne è andato (perché questo è successo) con un’espressione tranquilla che illumina il volto.Tra poco sarò visitato dallo specialista. Penso, rifletto e capisco tante cose, soprattutto mi appare chiaro ciò che vale davvero in quell’esperienza così veloce che chiamiamo vita.