Lamberto Manfredini
Lezioni Cattedratiche è il titolo di una interessante newsletter mensile proposta dalla Università della Terza Età (Unitre) di Viareggio che, grazie alla competenze, all’esperienza ed alla passione del suo Presidente Paolo Fornaciari (e dei suoi collaboratori), riesce sempre a catturare l’attenzione dei suoi, tanti lettori.
Ne è una dimostrazione ed una conferma il numero di Giugno che contiene un articolo dello stesso Fornaciari (“Giugno 1946, si vota la Costituzione e si chiude il Casinò“), Carlo Alberto Di Grazia (“L’esplorazione mai prima tentata. La navicella sulla Luna“), Ettore Giovannetti (“Il primo monoteismo della storia“), Paolo Minerva (“Pellegrino Artusi“), Luigi Pruneti (“L’anello nella storia, nella simbologia, nel mito“), Manrico Testi (“La piena affermazione del talento letterario femminile italiano“), Marco Dolfi (“Su Vincent Van Gogh“), Massimo Minerva (“I Premi Nobel italiani della medicina. Rita Levi Montalcini“).
E c’è, anche, un mio intervento dal titolo: “Ricordo di Lamberto Manfredini” che propongo alla vostra attenzione…
Quando, a seguito della lettura interessante e piacevole del numero di maggio delle “Lezioni Cattedratiche”, Paolo Fornaciari mi ha chiesto di scivere ed inviare un mio contributo per il numero successivo, ho pensato a quanto sia importante e prezioso mantenere viva la memoria degli anni passati, condivederla e custodirla in spazi adeguati, ma aperti al futuro. Al tempo stesso mi sono chiesto cosa avrei potuto proporre a chi, come accade in questo momento, segue con gli occhi il il sentiero delle righe, il cammino delle parole.
Ho viaggiato tra le presenze negli scaffali della libreria, mi sono tuffato in un mare di documenti e ricordi del passato, ho aperto le porte di scatole piene di “cose” ed ho cercato un ordine nel disordine che riempie la mia stanza.
In un primo momento pensavo di occupare lo spazio bianco della pagina, occupandomi del “Curatino di Viareggio” ed, in particolare, di una importante ricorrenza valorizzata attraverso un librettino regalatomi, recentemente, da Lorenzo Paoli, ritrovato tra le tante pubblicazioni appartenute a suo nonno Eugenio Paoli, uno di quei meravigliosi viareggini che la passione, il rispetto e l’amore per la propria Città, hanno alimentato con una concreta e positiva attività giornalistica, storica, editoriale.
Si tratta degli “Atti della seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Viareggio” convocata l’11 gennaio 1992 per ricordare il centenario della morte di S. Antonio Maria Pucci (12 gennaio 1892 / 12 gennaio 1992). Una pubblicazione semplice, ma al tempo stesso profondamente significativa, realizzata per “ricordare e celebrare la figura e l’opera del Santo Curatino che per quasi quarantotto anni fu pastore e guida illuminata di una popolazione che ebbe ad amare al limite delle proprie forze, donando tutto se stesso per alleviare sofferenza ed indigenza”.
Poi, però, all’improvviso, mi è tornata in mente una storia che da tempo custodisco, “assopita”, da qualche parte della testa. Quella di un personaggio che ha lottato per la libertà di tutti, per ideali di pace e solidarietà. Mi capitò sfogliando “Le mille e una… notizia di vita viareggina 1169 – 1940”, immenso patrimonio lasciatoci da Francesco Bergamini, ed utilizzato lo scorso anno per alimentare quotidianamente una pagina Facebook: “Viareggio200”, tutt’ora attiva e molto seguita, nata in occasione del duecentesimo anno trascorso dall’elevazioni di Viareggio a rango di Città (decisa il 7 giugno 1820 dalla duchessa Maria Luisa di Borbone). La storia di Lamberto Manfredini.
“Nato a Viareggio il 9 novembre 1905, fece parte del gruppo di antifascisti e, nonostante le vessazioni del regime, non si arrese mai, continuando un’attività politica clandestina. Il suo nome è presente nel Casellario Politico Centrale. Fu più volte arrestato e soggetto a quotidiane intimidazioni. I fascisti lo perseguitarono costantemente cercando di impedirgli l’esercizio della sua professione di barbiere e riducendolo in difficoltà economiche.
Fu uno dei componenti della struttura clandestina del Partito Comunista a Viareggio e, dopo l’8 settembre, partecipò attivamente alla resistenza. Trasferitosi con la famiglia a Coreglia Antelminelli entrò subito nella rete di resistenza armata locale, assumendo il nome di battaglia di “Manfredo”. Fece parte della formazione Del Grande della XI Zona di Pippo e della brigata garibaldina “Buozzi”, sostenendo scontri a fuoco e battaglie ed esercitando ruoli di direzione nel movimento partigiano. Rientrato a Viareggio fu presidente del CLN. In questo ruolo si preoccupò della complessa operazione dello sminamento della spiaggia che, terminata in tempi brevi e senza incidenti, si concluse, purtroppo, tragicamente con il disastro dell’esplosione del 18 luglio 1945 quando saltò in aria il deposito delle mine recuperate in attesa di essere trasportate lontano dalla città, provocando numerose vittime”.
Una bella storia, rispetto alla quale, mi hanno colpito ed affascinato le cose scritte da Bergamini che, immediatamente, ho pensato alla stregua di un monologo teatrale che mi piacerebbe mettere in scena. Come? In questo modo…
Interno della barberia di Lamberto Manfredini (Piazza Cavour).
Nell’angolo un attaccapanni in legno. Sedie allineate, giornali e riviste abbandonate sul tavolo, quadri di pittori viareggini alle pareti. Si immagina il profumo che si mescola al fumo di sigarette senza filtro. Seduto sulla poltrona, al centro della stanza, un uomo il cui volto è riflesso sullo specchio. Lamberto, grande fiocco al collo, muove il pettine e le forbici e… parla. Racconta le sue passioni, i valori per cui è disposto a rischiare la vita, le ingiustizie, le violenze inaccettabili e dolorose di una guerra che, come nuvole in un temporale, lampeggia nel buio cielo del prossimo futuro. E’ uno spirito libero, una limpida figura di antifascista che, per questo, è perseguitato da uno squadrista che ricopre la carica di direttore dell’Esattoria comunale il quale, avvalendosi dell’opera di uno scagnozzo d’ufficio, sequestra, con stratagemmi burocratici, ogni accessorio esistente all’interno del negozio. Effetti che vediamo e seguiamo sul palco dove la scena si fa sempre più vuota e dove, quell’ultimo cliente che era seduto, ora non c’è più. Lamberto è solo, in mezzo alla scena, al fianco una vecchia sedia e con in mano un piccolo specchio da pochi centesimi. E’ quello che gli hanno lasciato i fascisti dopo aver minacciato chiunque decidesse di farsi radere o tagliare i capelli da lui. La bottega sta per chiudere, rimane solo il tempo di uno sfogo finale che è promessa di un cambiamento i cui benefici possano essere un diritto per tutti. Calano le luci, si va incontro al buio. Resta soltanto la debole luce che, riflessa dal piccolo specchio, si moltiplica in platea come lucciole in una notte d’estate. Bagliori di speranza e di Resistenza.
Sipario!