Carri di Prima… Temi di oggi
Alcuni grandi carri del Carnevale di Viareggio, attualizzati alla realtà odierna.
“Abracadabra” (Simone Politi e Federica Lucchesi) – Anno 2000
Mario Draghi, che assomiglia a Ciampi, nei panni di un negromante impegnato a far da trait d’union, fra opposizione e maggioranza, per creare un nuovo Governo. Mattarella, fatti due Conti, non riesce ad arrivare al ter ed è così costretto, per salvare l’Italia, a chiamare d’urgenza l’ex presidente della Banca centrale europea. Ci riuscirà? Ai votanti della piattaforma Rousseau l’ardua sentenza. Nel frattempo, in primo piano, quello che se la ride di più è Berlusconi…
“Scusate se ci divertiamo, Balla che ti passa” (Arnaldo Galli, Gilbert Lebigre e Corinne Roger La Compagnia del Carnevale) – Anno 2004
Una costruzione innovativa dedicata ai giovani che, tolta la mascherina, indossano la maschera e, nel mondo del Carnevale, tornano a divertirsi, a socializzare, a stare insieme. Lo fanno scusandosi, con allegria, fantasia e tanta voglia di ballare, invadendo le zone rosse, gialle e arancioni con i colori dell’arcobaleno. Il carro, come il mondo, va alla rovescia, mentre davanti, sulla nera parete del lockdown, si aprono tante finestre di Speranza e libertà. Irresistibile la colonna sonora dal titolo: “Mo-vado, Mo-vida!”.
“Battibecco” (Arnaldo Galli) – Anno 1971
La televisione è un pollaio! Non c’è programma, infatti, senza che la discussione ed il confronto non si trasformino in “Battibecco”. Politica, intrattenimento, informazione, costume, qualsiasi occasione è quella buona per scatenare la rissa. Sgarbi, dispetti, offese, labbrate, santi e madonne riempono il video e la testa d’uovo degli spettatori. I Galli, oltre al professore Massimo, sono tanti, come tante sono le galline, tutti e tutte libere di razzolare nel recinto della indecenza. Dalla Corona con le spine della Berlinguer, ai figli di Zenga, passando per il nonno di Cacciari, la Zia di Carlo, il Grande Fratello e la nipote di Mubarak.
“Rami Secchi” (Arnaldo Galli) – Anno 1977
Gustosa satira a carattere locale. Il costruttore se la prende con il crescente taglio ed abbattimento di alberi che si sta diffondendo a Viareggio. La figura centrale si muove a 360 gradi, agitando grandi cesoie. Pota di tutto. Pini, platani, tigli, cespugli, siepi, scepi, rovi e more. La furia del novello Edward mani di forbice non risparmia niente e nessuno, compresi gli alberi delle navi in darsena, le palme dei marinai, i lecci dei funai ed i salici di chi non ride mai. Attaccati ad una nuvola fatta di foglie, i viareggini se la spassano allegramente dondolandosi sulle pisalanche, ignari che senza palanche sarà difficile cambiare le cose. Viva l’Itaglia!
“Ricordo di Viareggio” (Renato Galli) – Anno 1973
Un’opera straordinaria, perfettamente modellata, con la quale si intende esaltare i giorni in cui, in passeggiata a Carnevale, sfilavano i carri. Ricordi colorati, fatti di cieli azzurri e pioggia di coriandoli, di volti sorridenti nella libertà di una maschera senza mascherina. Burlamacco, felice, in una mano ospita una coppia che non teme assembramenti, mentre nell’altra agita un grande polpo, gustosa proiezione della cena che gusterà, la sera, al Carnevaldarsena. Le prime, le seconde, le terze ondate, tanto temute, qua non fanno paura e sono l’ambiente ideale in cui si muovono i cavallucci marini che, nel mare della fantasia e delle emozioni, trainano il carro di Poseidone sulla rotta dell’orizzonte futuro dove, il sole di Viareggio, non tramonta mai.
“Il Cavaliere inesistente” (Gionata Francesconi) – Anno 2005
Ex Presidente del Consiglio, ex avvocato del popolo, professore universitario, unica scelta, nome insostituibile, punto di riferimento di future, impalpabili, impossibili coalizioni; tutto questo è Giuseppe Conte, “Il cavaliere inesistente”. C’è, ma non c’è, forse ci sarà. Per il momento è una maschera indefinibile, indecifrabile. Intanto, però, il tempo passa e gli amici, a cavallo di destrieri futuristi, se la danno a gambe, anzi a quattro zampe, ipnoticamente attratti da tremendi Draghi. E’ triste il “cavaliere”, chiuso in casa con Casalino, triste e deluso da una politica che il costruttore raffigura, sul davanti del carro, con un Pinocchio bianco dal naso lunghissimo per le bugie dette un minuto dopo le finte certezze e verità.