La vita, un Carnevale
La Vita, un Carnevale libro di Enrico Vannucci, edito da IDelfiniBook e L’Ancora editrice. Settembre 2019. Il testo della mia postfazione.
Il volume che Enrico Vannucci ed Andrea Pinucci ci propongono è interessante ed importante perchè ci aiuta a comprendere meglio, e a farlo profondamente nostro, il “senso carnevalesco” della vita. Un racconto che è testimonianza vera e genuina di un percorso personale che diventa storia tra le storie, contenitore di ricordi, archivio di momenti, catalogo di esperienze, luce colorata sul grigio buio dei giorni vissuti.
Enrico sfoglia le pagine che sono state con una genuina semplicità che, proprio per questo, diventa strumento efficace per un coinvolgimento che ci avvolge ed emoziona.
Sono piccoli, grandi flash di una galleria di immagini della memoria che scorrono veloci davanti ai nostri occhi, incorniciando persone, aneddoti, considerazioni e riflessioni. Il tutto, volutamente, in forma sintetica e didascalica perchè, impossibile, risulterebbe l’impresa di raccontare tutto per davvero. Ne è un esempio la figura del padre “Bocco”, una vita che da sola meriterebbe un libro intero.
E’, come confessa l’autore, un punto di vista inedito che spazia dai “baracconi”, ai viali a mare. Dalla Cittadella alla famiglia, al fatello ed alla sorella, agli amici, ai colleghi, ai collaboratori ed alle collaborazioni. Una menzione a parte la merita mamma Elisena che, come accade con tutte le “donne del Carnevale” (stesso discorso vale per le “donne dei marinai”), ha avuto (hanno) un ruolo silenzioso, prezioso e fondamentale nel tessere la tela dei destini.
Ed è, infine, lo stimolo che responsabilizza tutti noi sulla necessità di riflettere in termini di “tradizione ed innovazione” (carta a calco compresa) a cui Enrico aggiunge un appello ai suoi colleghi affinchè si adoperino per cercare, promuovere e concretizzare nuove strade per riavvicinare le persone al Carnevale. Un’obiettivo comune a quello della Fondazione e delle Istituzioni il cui ruolo non può che essere una sinergia che permetta un più ampio coinvolgimento della cittadinanza, per rendere la Manifestazione più sentita e partecipata.
In bocca al “Lupo”, quindi, è grazie per avermi ricordato tanti momenti e tante persone della mia vita, compreso quando, come scrivi nel libro, nel 1993, alla fine dell’ultimo corso mascherato, vi fermaste con il carro davanti alla torretta di Brunello (dove mi trovavo) per sentire, ufficializzata, la vostra meritata vittoria.